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.Bravi ed onoratimilitari destinati a giudicarlo, avvertite: il giudizio, chevoi pronuncerete sopra di lui, sará il giudizio che cinquemilioni di uomini pronunzieranno sopra di voi!Letteratura italiana Einaudi 219 Vincenzo Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799XLIXPERSECUZIONE DE REPUBBLICANIDopo la partenza di Mégeant, si spiegò tutto l orroredel destino che minacciava i repubblicani.Fu eretta una delle solite Giunte di Stato nella capita-le; ma giá da due mesi un certo Speziale, spedito espres-samente da Sicilia, avea aperto un macello di carne uma-na in Procida, ove condannò a morte un sartore perchéavea cuciti gli abiti repubblicani ai munícipi, ed ancheun notaro, il quale in tutto il tempo della durata della re-pubblica non avea mai fatto nulla e si era rimasto nellaperfetta indifferenza. Egli è un furbo  diceva Spezia-le:  è bene che muoia. Per suo ordine morironoSpanò, Schipani, Battistessa.Quest ultimo non era mor-to sulla forca; dopo esservi stato sospeso per ventiquat-tro ore, allorché si portò in chiesa per seppellirlo, fu os-servato che dava ancora qualche languido segno di vita.Si domandò a Speziale che mai si dovea fare di lui: Scannatelo  egli rispose.Ma la Giunta che si era eretta in Napoli si trovò peraccidente composta di uomini dabbene, che amavano lagiustizia ed odiavano il sangue.Ardirono dire al re essergiusto e ragionevole che la capitolazione si osservasse:giusto, perché, se prima della capitolazione si potevanon capitolare, dopo aver capitolato non rimaneva altroche eseguire; ragionevole, perché non è mai utile che ipopoli si avvezzino a diffidare della parola di un re, eperché si deturpa cosí la causa di ogni altro sovrano e sitoglie ogni mezzo di calmare le rivoluzioni.Allora fu che Acton disse che, se non avea luogo la ca-pitolazione, poteva averlo la clemenza del re.Ma qualclemenza, qual generositá sperare da chi non osservavaun trattato? La prima caratteristica degli uomini vili èquella di mostrarsi superiori al giusto e di voler dare perLetteratura italiana Einaudi 220 Vincenzo Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799capriccio ciò che debbono per legge: cosí sotto l appa-renza del capriccio nascondono la viltá, e promettonopiú di quel che debbono per non osservare quello chehanno promesso.Rendasi giustizia a Paolo primo.Egliconobbe quando importasse che i popoli prestassero fe-de alle parole dei sovrani, ed il di lui gabinetto fu sem-pre per la capitolazione.Il maggior numero degli officia-li della flotta inglese compresero quanta infamia sisarebbe rovesciata sulla loro nazione, giacché il loro am-miraglio era il vero, l unico autore di tanta violazione deldiritto delle genti; e si misero in aperta sedizione.La Giunta intanto rammentava al governo le leggidella giustizia; ed invitata a formare una classificazionedi trentamila persone arrestate (poiché non meno di tan-te ve ne erano in tutte le carceri del Regno), disse chedoveano esser posti in libertá, come innocenti, tutti co-loro i quali non fossero accusati di altro che di un fattoavvenuto dopo l arrivo dei francesi.La rivoluzione inNapoli non potea chiamarsi «ribellione», i repubblicaninon eran ribelli, ed il re non potea imputare a delittoazioni commesse dopo che egli non era piú re di Napoli,dopo che per un diritto tanto legittimo quanto quellodella conquista, cioè quanto lo stesso diritto di suo pa-dre e suo, aveano i francesi occupato il di lui regno.Chese i repubblicani avean professate massime le quali pare-van distruttrici della monarchia, ciò neanche era da im-putarsi loro a delitto, perché eran le massime del vinci-tore, a cui era dovere ubbidire.Essi avean professatademocrazia, perché democrazia professavano i vincitori:se i vincitori si fossero governati con ordini monarchici,i vinti avrebbero seguite idee diverse.L opinione dun-que non dovea calcolarsi, perché non solamente non eravolontaria, ma era necessaria e giusta, perché era giustoubbidire al vincitore.Il voler stabilire la massima con-traria, il pretendere che un popolo dopo la legittimaconquista ritenghi ancora le antiche affezioni e le anti-Letteratura italiana Einaudi 221 Vincenzo Cuoco - Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799che idee, è lo stesso che voler fomentare l insubordina-zione, e coll insubordinazione voler eternare la guerracivile, la mutua diffidenza tra i governi ed i popoli, la di-struzione di ogni morale pubblica e privata, la distruzio-ne di tutta l Europa.Al ministero di Napoli ciò dispiace-va, perché nella guerra era rimasto perdente; ma, sefosse stato vincitore, se invece di perderlo avesse con-quistato un regno, gli sarebbe piaciuto che i nuovi suoisudditi avessero conservato troppo tenacemente e finoalla caparbietá l affezione alle antiche massime ed agliordini antichi? Non avrebbe punito come ribelle chiun-que avesse troppo manifestamente desiderato l anticosovrano? La vera morale dei principi deve tendere a ren-der facile la vittoria, e non giá femminilmente dispettosala disfatta.I princípi della Giunta eran quelli della ragione, e nongiá della corte.In questa i partiti eran divisi.Dicesi chela regina non volesse la capitolazione, ma che, fatta unavolta, ne volesse l osservanza: difatti era inutile coprirsidi obbrobrio per perdere due o trecento infelici.Ruffo,autor della capitolazione, voleva lo stesso, e divenneperciò inviso ed alla regina, che non avrebbe voluta lacapitolazione, ed agli altri, ai quali non dispiaceva che sifosse fatta, ma non volevano che si osservasse.Le istru-zioni, che furon date alla Giunta, da persone degne difede si assicura che furono scritte da Castelcicala.In es-se stabilivasi, come massima fondamentale, esser rei dimorte tutti coloro i quali avean seguíta la repubblica:bastava che taluno avesse portata la coccarda nazionale [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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